
Il termine squatter identifica, nel linguaggio giuridico e sociologico, colui che occupa abusivamente un immobile altrui, spesso disabitato o in stato di abbandono. Il fenomeno, storicamente connesso a rivendicazioni sociali o a emergenze abitative, ha assunto negli ultimi anni forme sempre più complesse, ponendo rilevanti interrogativi sotto il profilo del diritto civile, penale e costituzionale.
Negli ultimi anni, il fenomeno degli “squatters”, ossia soggetti che occupano abusivamente immobili altrui, ha assunto nuove forme, specialmente nel contesto delle locazioni brevi gestite tramite piattaforme come Airbnb. Non si tratta più soltanto di occupazioni di immobili disabitati, ma anche di veri e propri abusi contrattuali, in cui un ospite, regolarmente prenotato per pochi giorni, rifiuta di lasciare l’appartamento, trasformandosi di fatto in un occupante illegittimo.
Il caso Airbnb: quando l’ospite diventa squatter
Diversi media statunitensi e internazionali hanno riportato casi emblematici in cui proprietari di casa si sono trovati impossibilitati a rientrare in possesso del proprio immobile, a causa di vuoti normativi o interpretazioni favorevoli all’inquilino. In alcuni ordinamenti, infatti, dopo un certo numero di giorni di permanenza, anche un ospite Airbnb può essere assimilato a un “tenant”, con diritti protetti dalle leggi sugli affitti, rendendo necessario un lungo procedimento giudiziario per lo sfratto.
Il caso Airbnb dimostra come l’evoluzione dei mercati immobiliari e delle tecnologie debba accompagnarsi a una maggiore attenzione alle tutele giuridiche. Serve un equilibrio tra il diritto alla casa, la tutela della proprietà privata e strumenti efficaci per evitare abusi.
Il fenomeno degli squatters, se trascurato, rischia di minare la fiducia nel sistema delle locazioni brevi e creare nuove zone grigie nel diritto immobiliare.
1. Inquadramento normativo
In Italia, l’occupazione abusiva di immobili rientra nell’ambito delle fattispecie previste dal codice penale. L’art. 633 c.p. punisce l’invasione di terreni o edifici con pena fino a due anni, salvo che il fatto non integri il più grave reato di violenza privata (art. 610 c.p.) o danneggiamento (art. 635 c.p.). Tuttavia, l’esperienza giurisprudenziale dimostra che l’effettiva tutela del proprietario spesso si scontra con le lungaggini processuali e le garanzie costituzionali riconosciute agli occupanti, soprattutto quando essi rientrano nelle categorie fragili (minori, disabili, nuclei familiari in emergenza abitativa).
2. La tutela del diritto di proprietà
Il proprietario dell’immobile ha il diritto di agire in sede civile, con il ricorso per reintegrazione nel possesso (art. 1168 c.c.), oppure con azioni ordinarie per ottenere la restituzione dell’immobile. Tuttavia, è frequente che gli squatters si oppongano giudizialmente, anche invocando il diritto all’abitazione sancito dalla Costituzione e da fonti sovranazionali, come l’art. 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.
3. Profili costituzionali e sovranazionali
Il fenomeno impone un bilanciamento tra il diritto di proprietà (art. 42 Cost.) e il diritto all’abitazione. La Corte EDU, in più occasioni, ha affermato che lo Stato deve adottare misure adeguate per proteggere i soggetti vulnerabili, ma ciò non legittima l’occupazione arbitraria di proprietà private. In tal senso, il bilanciamento deve avvenire nel rispetto della legalità e del giusto processo, evitando scorciatoie giustizialiste da ambo le parti.
4. Il ruolo delle amministrazioni pubbliche
Le amministrazioni locali hanno un ruolo cruciale, spesso ambivalente: da un lato devono prevenire e contrastare le occupazioni, dall’altro gestire le emergenze sociali. Piani casa, soluzioni di housing sociale e interventi mirati risultano spesso insufficienti o inefficaci, favorendo un contesto di illegalità tollerata.
5. Conclusioni
Il fenomeno degli squatters mette in discussione l’effettività della tutela proprietaria in uno Stato di diritto. Pur comprendendo la valenza sociale del diritto all’abitazione, l’occupazione arbitraria di immobili non può diventare prassi legittimata, pena l’erosione del principio di legalità e della certezza del diritto.
Occorre un intervento normativo chiaro, equilibrato, che consenta tutele efficaci per i proprietari, ma anche soluzioni reali per chi vive in condizioni di emergenza abitativa.


