
l dibattito sulla separazione delle carriere tra magistratura inquirente (pubblici ministeri) e magistratura giudicante (giudici) è tra i più discussi in ambito giuridico e istituzionale in Italia. Il tema non è solo tecnico, ma incide direttamente sui principi di garanzia, terzietà e imparzialità della giustizia. In una democrazia moderna, il corretto equilibrio tra le parti del processo è essenziale per la tutela dei diritti dei cittadini.
1. Il sistema attuale
Attualmente, in Italia, i giudici e i pubblici ministeri appartengono alla medesima magistratura, accedono tramite lo stesso concorso, rispondono allo stesso Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e possono passare da una funzione all’altra nel corso della carriera. Questo assetto è storicamente legato all’idea dell’unità della giurisdizione, ma ha generato critiche, specie sotto il profilo della percezione di imparzialità del giudice.
2. La separazione: cosa cambierebbe?
La riforma proposta prevede due carriere autonome e distinte:
– Magistratura giudicante: composta dai giudici, organi terzi e imparziali.
– Magistratura requirente: composta dai pubblici ministeri, parte del processo penale al pari della difesa.
Ciascuna carriera avrebbe un proprio concorso di accesso, un proprio organo di autogoverno e percorsi professionali autonomi.
3. I vantaggi per i cittadini
– Imparzialità del giudice: il giudice non sarà mai un ex pubblico ministero con legami di carriera o formazione condivisa, rafforzando la percezione e la realtà della terzietà.
– Parità tra accusa e difesa: si realizza un vero contraddittorio, dove l’accusa non è più “più vicina” al giudice rispetto alla difesa.
– Maggiore trasparenza: ruoli e funzioni saranno meglio delineati, riducendo il rischio di confusione o sovrapposizioni.
– Autonomia dell’accusa: il pubblico ministero manterrà la sua indipendenza, ma risponderà a logiche funzionali diverse da quelle giudicanti, evitando commistioni istituzionali.
4. Le critiche e le risposte
Alcuni temono che la separazione delle carriere possa portare a un controllo politico del pubblico ministero. Tuttavia, la riforma, se correttamente strutturata, dovrebbe mantenere l’indipendenza di entrambe le magistrature, pur assegnando a ciascuna una chiara funzione costituzionale.
Conclusioni
La separazione delle carriere rappresenta un passo in avanti verso una giustizia più equa, percepita come realmente terza e imparziale. È una riforma che, pur nel rispetto dell’indipendenza della magistratura, rafforza le garanzie dei cittadini e il principio del giusto processo, contribuendo a una maggiore fiducia nel sistema giudiziario.


