Il Decreto Sicurezza 2025 è uno dei provvedimenti emanati dal governo Meloni in materia di ordine pubblico, sicurezza, diritti e repressione.

Il testo interviene su numerosi fronti: lotta al terrorismo, nuove fattispecie penali, rafforzamento delle tutele per le forze dell’ordine, norme sugli immobili occupati, manifestazioni, sostanze leggere, uso di bodycam, gestione carceraria. 

La rapidità con cui è stato approvato (decreto-legge, convertito poi in legge) e la molteplicità degli ambiti coinvolti hanno sollevato reazioni contrastanti nel panorama politico, giuridico e dell’opinione pubblica. È importante capirne nel dettaglio le innovazioni, valutare rischi e criticità, e osservare come verrà applicato sul campo.

  1. Quadro normativo e iter legislativo

1.1 Il decreto-legge

Il provvedimento è stato emanato il 11 aprile 2025 col nome “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”.

Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 85 dell’11 aprile e ha avuto efficacia dal giorno successivo, ossia dal 12 aprile 2025.

Visti i tempi stretti, il governo ha imposto la fiducia alla Camera e al Senato durante il voto di conversione, per assicurare che il testo restasse inalterato o quasi.

1.2 Conversione in legge

Il decreto è stato convertito in legge il 9 giugno 2025 con la Legge n. 80/2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 131 del 9 giugno 2025.

Secondo il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri (n. 122 del 4 aprile 2025), il decreto nasce come risposta urgente a esigenze di rafforzamento della sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, contrasto al terrorismo e crimini gravi, gestione delle vittime dell’usura e riforme nell’ordinamento penitenziario.

Il governo sosteneva che, data la complessità delle misure e l’urgenza percepita (ordine pubblico, tensioni sociali, atti di contestazione), non era possibile attendere l’iter ordinario parlamentare, e quindi si è ricorso allo strumento del decreto-legge.

Tuttavia, questo strumento ha sollevato critiche per “forzature” del principio di urgenza e per l’ampiezza degli ambiti disciplinati all’interno del decreto

  1. Principali contenuti e novità del Decreto Sicurezza 2025

Il decreto interviene su vari ambiti e introduce nuove disposizioni così articolate:

2.1 Reati legati al terrorismo e materiale per finalità terroristiche

Viene previsto il reato di detenzione o acquisto di materiale contenente istruzioni per realizzare congegni bellici, armi, sostanze chimiche o batteriologiche, con pene da 2 a 6 anni.

2.2 Occupazioni abusive di immobili

Una delle novità più discusse è la trasformazione dell’occupazione abusiva di immobili in reato penale. In precedenza era considerata principalmente una materia civilistica o amministrativa: ora, il decreto prevede che chi occupa arbitrariamente immobili destinati a uso abitativo, nonché pertinenze (garage, terrazze), possa essere punito con pene da 2 a 7 anni di reclusione.

Se l’immobile è pubblico o appartenente a soggetti vulnerabili, vi sono aggravanti che alzano il livello della pena.

L’idea è di rendere quest’illecito più efficacemente perseguibile, riducendo i tempi degli sgomberi e rafforzando l’azione delle forze dell’ordine.

2.3 Manifestazioni, blocchi stradali e resistenza passiva

Il decreto estende l’area penale rispetto a comportamenti connessi alle manifestazioni:

– Il blocco stradale diventa reato: chi impedisce la libera circolazione su strade o piazze può essere perseguito penalmente (pena sino a due anni, secondo la gravità)

– La resistenza passiva (ad esempio sedersi o sdraiarsi per impedire il transito) è prevista come fattispecie autonoma, con pene da mesi a anni a seconda delle circostanze.

– In generale, le norme puntano a scoraggiare modalità di protesta che alterino lo svolgimento della vita urbana con blocchi o ostruzioni.

Tali disposizioni hanno suscitato critiche perché potrebbero comprimere il diritto di manifestazione, specialmente quando le proteste assumono caratteristiche “impattanti”.

2.4 Bodycam per le forze dell’ordine

Una misura tecnica di rilievo è l’introduzione della bodycam (telecamere indossabili) per gli agenti. Il decreto prevede che gli operatori di polizia possano dotarsi di dispositivi video per documentare le proprie attività, con conseguente protezione legale per l’uso lecito.

Questa novità è pensata per creare una maggiore trasparenza, deterrenza verso abusi ed elementi di prova in caso di contestazioni.

Tuttavia, va notato che il decreto non impone obbligatoriamente l’uso delle bodycam in tutti i casi né introduce codici identificativi obbligatori per gli agenti che le indossano (una lacuna segnalata da osservatori e cittadini).

2.5 Norme su armi e forze dell’ordine

Un’altra disposizione interessante riguarda il porto di armi: agli agenti delle forze di polizia permanente è consentito portare le armi d’ordinanza anche quando sono fuori servizio, senza necessità di licenza.

Il decreto prevede anche estensioni che riguardano la polizia locale, ma qui emergono questioni interpretative e necessità di chiarimenti operativi (chi può effettivamente godere di queste tutele).

2.6 Cannabinoidi e sostanze leggere (cannabis light)

Una misura piuttosto controversa è la stretta sulla cannabis light: il decreto elimina il regime legale per infiorescenze di canapa con basso contenuto di THC. Nelle versioni del testo è prevista la proibizione della produzione, vendita, trasporto, distribuzione e uso di infiorescenze, anche sotto una soglia minore di THC.

Questo significa che chi produce o vende canapa light come era consentito in certe condizioni fino a oggi rischia conseguenze penali.

I sostenitori del provvedimento giustificano la misura con ragioni di sicurezza pubblica, prevenzione dell’uso irresponsabile, rischio per la guida, e potenziale strumento di copertura per traffici illeciti.

Il decreto interviene anche sul sistema penitenziario:

– Introduzione del reato di rivolta in carcere, con pene severe nei casi in cui i detenuti partecipino a forme di protesta collettiva o di sommossa.

– Inasprite le pene per atti di resistenza passiva compiuti all’interno di istituti penitenziari.

– Possibili norme volte a regolamentare le attività lavorative interne agli istituti, potenziare la sicurezza, migliorare i controlli e le misure detentive.

Il Decreto Sicurezza 2025 ha potenziale impatto su diversi ambiti:

3.1 Politica dell’ordine pubblico e intervento delle forze dell’ordine

– Le forze dell’ordine avranno margini d’azione ampliati, con nuovi strumenti (bodycam, porto d’armi in servizio e fuori servizio) e maggiore protezione giuridica. 

– Dovranno adattarsi a direttive operative per la repressione delle manifestazioni e degli atteggiamenti di protesta. 

3.2 Diritto di protesta, movimenti sociali, manifestazioni

– Il decreto crea un possibile effetto dissuasivo verso forme di manifestazione fortemente impattanti (blocco stradale, sit-in, resistenza passiva).

– Sanzioni amministrative e penali per atti contro beni pubblici (deturpamento, imbrattamento) con pene rafforzate.

– Organizzatori di proteste dovranno valutare con più attenzione il rischio penale per azioni che prima erano trattate come illeciti amministrativi o contestazioni civili. 

– Il rischio è che si riduca lo spazio della protesta simbolica, soprattutto in aree pubbliche centrali o infrastrutturali.

3.3 Proprietà immobiliare e abitazioni occupate

– Il passaggio dell’occupazione abusiva allo statuto penale potrà accelerare gli sgomberi e rafforzare l’azione delle Forze dell’ordine. 

– I proprietari potranno ricorrere a strumenti penali per ottenere tramite giudizi penali la liberazione dell’immobile, riducendo certi tempi burocratici. 

– Tuttavia, la protezione dei diritti di chi occupa per emergenza sociale (senza alternative abitative) potrà essere oggetto di conflitti sociali e questioni di diritto all’abitare.

3.4 Settore della canapa legale

– Il decreto, eliminando la legalità per la cannabis light, colpisce un settore economico che fino a oggi operava in una zona grigia consentita. 

– Imprenditori del settore lamentano un impatto pesante: chiusure preventive, incertezza sui prodotti, rischio penale per attività prima lecite

Le nuove ipotesi penali in materia di proteste, occupazioni e resistenza passiva possono entrare in tensione con i diritti costituzionali di:

– libertà di espressione 

– diritto di manifestare e riunirsi 

– tutela della proprietà 

– diritti fondamentali dei detenuti 

Se non ben calibrate nella pratica, tali norme possono generare un effetto di “chilling” sulle proteste legittime e sui movimenti sociali.

  1. Disparità di applicazione e incertezze operative

Molte norme richiedono regolamenti attuativi, decreti delegati, circolari ministeriali o istruzioni operative. La loro efficacia dipenderà molto da come le forze dell’ordine, la magistratura e gli enti locali applicheranno il decreto. 

Il Decreto Sicurezza 2025 rappresenta una svolta importante e controversa nella legislazione italiana in tema di ordine pubblico, sicurezza e repressione. Il governo ha scelto una strada ambiziosa, molteplice e dall’impatto profondo: nuove fattispecie penali, poteri rafforzati alle forze dell’ordine, misure per contrastare terrorismo e occupazioni, e una regolamentazione severa su fenomeni sensibili.

Tuttavia, la forza delle leggi non sta tanto nei testi quanto nella loro applicazione concreta. Le sfide saranno molte: conciliare la repressione con il rispetto dei diritti costituzionali, evitare abusi, garantire equità nell’uso della forza e nel giudizio, assicurare che le misure servano davvero a prevenire reati anziché a reprimere dissentii legittimi.

Lo studio

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